“Ho riflettuto molto sulla nostra rigida ricerca, mi ha dimostrato come ogni cosa sia illuminata dalla luce del passato… in questo modo io sarò sempre lungo il fianco della tua vita e tu sarai sempre lungo il fianco della mia.”

da OGNI COSA E' ILLUMINATA - Jonathan Safran Foer

sabato 3 dicembre 2011

GIOVANNA ALTOMARE LIMARZI

(Rogliano, 20/10/1837 - Castellammare di Stabia, 28/04/1904)
Giovanna Concetta Altomare, sposa di Francesco Limarzi, era la mia bisnonna.
Le sue origini erano di Rogliano Calabro paese la cui vita politica, sociale e amministrativa, a causa di una stretta vicinanza geografica,  si è sempre intrecciata con quella di Marzi. Qui nacque qualche mese dopo Francesco e precisamente il 20/10/1837.

Suo padre Luigi, orefice, era venuto a Rogliano da San Sisto Dei Valdesi, e qui nel 1835 prese in moglie Elisabetta Mazzei secondogenita di una famiglia di benestanti del luogo. Elisabetta il giorno del matrimonio doveva ancora compiere i suoi sedici anni.
Un orafo, una benestante e una sposa bambina: difficile allontanare, il sospetto di trovarci di fronte ad uno dei tanti matrimoni combinati che, all'epoca, erano diffusissimi fra le famiglie più abbienti di quelle zone che se ne stavano sempre impegnate alla ricerca di un "buon partito" per la propria prole. Ciò doveva servire a preservare nel tempo e, se possibile, a moltiplicare le ricchezze di famiglia.
Di sicuro c'è che Elisabetta era una giovane poco più che adolescente quando partorì la nostra Giovanna, la quale oltretutto non era nemmeno la sua primogenita. L'anno prima, infatti, era nato Antonio, di lei fratello maggiore; successivamente invece arrivarono Giovanni, Marianna e Tommaso.

Pochi mesi dopo la nascita di Tommaso però, quella madre che aveva bruciato tutte le tappe della vita se ne andò prematuramente. Accadde a soli 25 anni, nel febbraio del 1844. Giovanna ancora bambina rimase quindi senza mamma e così fu per i suoi quattro piccoli fratelli. Chi si occupò di crescerli è difficile sapere: ho cercato riscontro all'ipotesi che Luigi si fosse risposato, ma non l'ho trovato.

NOTA: non ci sarebbe stato da stupirsi della cosa considerato che, all'epoca, accadeva spesso che i giovani uomini rimasti vedovi si risposassero velocemente per poter dare al più presto una madre ai giovani figli rimasti. Ma così pare non sia accaduto.
L'unica cosa che mi fa un po' pensare è che nel certificato di morte di Giovanna verrà poi indicata come sua madre "Bettina Nicoletti". Errore grave per un anagrafe, ma soprattutto: chi era Bettina Nicoletti? Poteva essere la sua madre "adottiva"? Nessuna traccia nemmeno di questo.

Comunque, al di là del fatto che questo fosse o meno combinato, la famiglia che nacque dal matrimonio di Luigi ed Elisabetta ebbe il sicuro merito di assicurare a Giovanna e ai suoi fratelli una giovinezza, almeno sotto il profilo economico, agiata e privilegiata rispetto a tanti loro conterranei. Quanto felice, però, non è dato sapere.

Fatto sta che quella bambina, una volta divenuta giovane donna, conobbe un ragazzone marzese fresco dei suoi studi da perito geometra. Si chiamava Francesco (Francesco Limarzi per l'appunto) e faceva il verificatore metrico nel circondario. Suo padre Raffaele era ben stimato e conosciuto a Marzi e in più lui, nonostante l'età, svolgeva di già un mestiere ambito e considerato. Questo deve essere stato determinante affinché il padre di Giovanna acconsentìsse al matrimonio. Luigi Altomare accompagnò infatti di buon grado la sua figliola sull'altare della Chiesa di San Pietro a Rogliano in quel fatidico giorno in cui Francesco la prese in sposa. Era una domenica d'estate, il 19 luglio 1857; testimoni del rito furono "don" Fortunato Sicilia e "don" Nicola Gabrielli di Rogliano.

(dall'Archivio di Stato di Cosenza)


I due ragazzi sull'altare avevano tutti e due vent'anni ed una vita davanti da affrontare assieme. Francesco si portò la sua Giovanna a Marzi e qui andarono a vivere nella casa di Contrada Amarella. La stessa casa in cui videro la luce i loro primi tre figli: Maria Laura (1858), Raffaele (1860) e Giuseppe Eugenio (1862).

Il resto è storia già raccontata perché, di fatto è quella di Francesco (vedi pagina "Storia di Francesco e della sua Divina Commedia"): la storia, cioè, di una moglie che ha seguito il proprio marito sino alla fine dei suoi giorni. Probabilmente il caos di quegli anni (che portarono Francesco a combattere per l'Unità d'Italia e chissà cos'altro) determinarono una temporanea separazione della coppia, ma i due si si ricongiunsero e ricostruirono la loro vita assieme nella nuova terra di Castellammare di Stabia.
Qui Giovanna partorì non più ragazza , ma donna matura, altri quattro maschi: Egidio (1872), Adolfo (1873), Silvio (1876) e Umberto (1878). E qui morì, a 67 anni, il 28/04/1904.



SILVIO LIMARZI




UNA CURIOSITA':

L'atto di nascita di Giovanna a Rogliano reca la firma di un testimone particolare: Vincenzo Gallo detto "U Chitarraru" in quanto appartenente ad una dinastia di fabbricanti di chitarre (anche questo era un mestiere nella Calabria dell'800..).
Il nome di Vincenzo Gallo è spessissimo accostato e citato assieme a Francesco Limarzi. Entrambi poeti, entrambi considerati espressione del "vero" dialetto calabrese ed entrambi alle prese con la traduzione in calabrese della Divina Commedia. Se Francesco infatti tradusse l'intera cantica del Paradiso, Vincenzo Gallo fece lo stesso con sei canti dell'Inferno.
Insomma... la Divina Commedia era già impressa nel destino di Giovanna sin dal giorno della nascita!

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