“Ho riflettuto molto sulla nostra rigida ricerca, mi ha dimostrato come ogni cosa sia illuminata dalla luce del passato… in questo modo io sarò sempre lungo il fianco della tua vita e tu sarai sempre lungo il fianco della mia.”

da OGNI COSA E' ILLUMINATA - Jonathan Safran Foer

martedì 15 febbraio 2011

UMBERTO LIMARZI

CASTELLAMMARE DI STABIA 14/11/1878 - ROMA 14/12/1946

Umberto nacque a Castellammare di Stabia il 14/11/1878 e deve il suo nome all'omaggio che, battezzando quello che sarebbe stato i suo ultimo figlio, suo padre Francesco tributò al nuovo Re D'Italia Umberto I che si era insediato proprio quell'anno.

Su Umberto è ed è sempre stato molto complicato fare delle ricerche in quanto le sue tracce sono molto flebili e sparse in giro per l'Italia. Inizialmente si era materializzato solo nei ricordi di mio padre, il nipote che ne prese il nome. Fu proprio per questo che quello strano zio che non aveva mai visto, ma che si chiamava come lui, gli rimase impresso. Ciò al punto tale da ricordare l'indirizzo verso il quale partivano da Meldola le lettere a lui destinate: "Via Cola di Rienzo - Roma".
Invece io, non trovando alcuna traccia della sua esistenza, non nascondo di avere sospettato un suo errore. In fondo si trattava dei ricordi di un bambino: ho pensato che magari si riferisse ad un altro parente, non del fratello del padre.

Ma non era così. Piano piano e con un po' di pazienza nelle ricerche sono spuntate diverse notizie dall'anagrafe di Castellammare e alla fine, con mia grande sorpresa, mio cugino Silvio ne ha tirato fuori persino una foto (che reca una data: "Roma 04/04/1932"). Quelle lettere evidentemente avevano avuto una risposta.

(Foto pervenuta da Silvio '51)


Poi, una dopo l'altra, un po' di cose sono venute a galla.
Innanzitutto la laurea, conseguita nel 1900 a soli 22 anni in Scienze Fisiche e Matematiche alla Regia Università di Torino. Credo che per Francesco questa sia stata, fra quelle che hanno conseguito i suoi figli, la laurea che lo rese più di tutte orgoglioso considerato che, nonostante l'indole da poeta, per tutta la vita e a cominciare dai suoi studi giovanili, si è occupato di numeri. (cliccare qui per annuario Università Torino)
Molto interessante è il fatto che Umberto si sia laureato a Torino, così lontano dalle sue terre. Oltre al destino per così dire "Sabaudo" che gli avevano scolpito nel nome credo che ci fosse anche una motivazione piuttosto pratica: in quegli anni in quella città era di stanza suo fratello Raffaele (maggiore di ben 18 anni), militare in carriera del Regio Esercito: difficile pensare che si tratti di una coincidenza.

Tre anni dopo lo ritroviamo nella sua Castellammare impegnato in politica in una lista che voleva sovvertire gli equilibri di potere, giudicati un po' stantii, della città. La traccia ce la fornisce quello splendido sito dedicato alla cultura e alla storia stabiese che è www.liberoricercatore.it. Ecco un'estratto del lungo articolo che fa un'analisi delle locali elezioni amministrative del 1903:
   
CASTELLAMMARE - LE ELEZIONI AMMINISTRATIVE DEL 1/2/1903
In queste elezioni generali amministrative del 1903 si confrontarono diverse coalizioni: da quella ormai consolidata di Alfonso Fusco padre padrone della politica stabiese a quella facente capo al cavalier Tommaso Cuomo, sindaco uscente eletto nel dicembre 1898, dopo le dimissioni di Paolo Avitabile. In entrambe le liste apparivano nomi delle passate amministrazioni coinvolti nello scandalo scaturito dalla pubblicazione dell’inchiesta. La terza coalizione si richiamava al patto d’alleanza del Comitato dei Partiti Popolari sotto la presidenza del medico Carlo Salvadore e composta "(...) dai partiti popolari e dalla parte più eletta di tutte le classi della cittadinanza (...)". nel quale confluivano le diverse opposizioni, variabili nel tempo, allo strapotere del clan Fusco ed aveva in quest’occasione come maggiori esponenti, Nicola Amitrano, Antonio Acanfora e il professore Umberto Limarzi. I socialisti partecipavano a questa lista con cinque candidature e i repubblicani con una.
(cliccare qui per articolo integrale)

Il "professore" Umberto Limarzi tre anni dopo la laurea si era quindi dedicato all'insegnamento della sua matematica. Quella che poteva essere solo una deduzione suffragata da quanto scritto in questo articolo in realtà trova conferma da ben altro:





Di nuovo Torino quindi nel destino di Umberto: siamo nel 1905 e, ancora una volta precocemente a soli 27 anni, egli da alle stampe un testo dedicato alle scuole tecniche commerciali (da me ritrovato alla Biblioteca Nazionale di Firenze). Sono circa 70 pagine che, copertina e controcopertina a parte, sono interamente scritte a mano e in bella grafia: immagino che ciò sia dovuto al fatto che la stampa e l'impaginazione di conteggi e formule fosse, all'epoca, estremamente costosa e complicata.
Immediatamente, dalla lettura, si comprende quanto indietro fosse la cultura matematica del tempo: le prime pagine di questo testo ai nostri giorni sarebbe una buona base di studio per gli alunni dei primi anni delle scuole elementari: all'epoca era invece rivolto agli studenti delle scuole tecniche commerciali. In verità con lo scorrere delle pagine la matematica diviene un po' meno elementare e meno immediatamente accessibile: insomma, si tratta di un vero e proprio "compendio".

Umberto successivamente si sposò a Napoli il 18/03/1818 Amelia Maglio. Amelia che, fatto piuttosto anomalo per l'epoca, era di ben 14 anni più grande di lui (54 anni contro i suoi 40), era al suo secondo matrimonio in quanto vedova e, soprattutto, era la sorella maggiore di Livia, la moglie di suo fratello Adolfo. Non sempre tre indizi fanno una prova, ma viene da pensare che queste nozze siano state da quest'ultimo un po'... agevolate.

Le sue tracce si perdono per qualche anno e ricompaiono negli anni '30 a Nerni (dove in quel periodo è stato direttore della locale Scuola di Avviamento al Lavoro) e a Roma, attraverso quelle lettere che partivano ed arrivavano a casa Limarzi a Meldola.

Durante le mie ricerche ho avuto modo di appurare che mio padre non ha sbagliato nemmeno l'indirizzo di partenza di quelle missive: in quella casa di via Cola di Rienzo, infatti, Umberto morì a 68 anni, il 14 dicembre del 1946, e venne sepolto nella capitale nel cimitero del Verano ove, a tutt'oggi, la sua salma ancora giace. Dai documenti cimiteriali risulta che della sepoltura si occupò una donna che diversi indizi mi portano a credere fosse stata la sua seconda moglie.
Nell'estate del 2014 ho avuto modo di andare a deporre un fiore sulla sua tomba, ormai purtroppo abbandonata.


SILVIO

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