“Ho riflettuto molto sulla nostra rigida ricerca, mi ha dimostrato come ogni cosa sia illuminata dalla luce del passato… in questo modo io sarò sempre lungo il fianco della tua vita e tu sarai sempre lungo il fianco della mia.”

da OGNI COSA E' ILLUMINATA - Jonathan Safran Foer

LA DODICESIMA GENERAZIONE

Cari Francesco e Nicola Limarzi, figli di Gabriele e nipoti del mio caro cugino Silvio; cari Rachele, Federico, Matilde, Sofia, Chiara e Nikolai Li Marzi, figli di Vincenzo e di Dario e pronipoti del caro Bruno,

lo so che alcuni di voi ancora non sanno leggere. Certamente tutti voi, ancora, non sanno comprendere il significato di tutto questo. E' la vostra fortuna: benedetta la vostra età nel quale il tempo non ha confini, tutto ciò che gira attorno a voi sembra non avere una fine e tutte le persone che vi vogliono bene sembrano destinate a rimanere con voi per sempre.

Io vi regalo tutto questo. Lo regalo a voi che siete gli ultimi arrivati della nostra stirpe, non per togliervi questa illusione, ma per dirvi che, secondo me, quello che vi dice la vostra età è la verità. Coloro che vi hanno amato non smetteranno mai di farlo, così come voi non smetterete mai di amare chi vi ha amato.  E questo, anche se passeranno i secoli, sarà sempre così perché noi non siamo altro che il frutto del bene di chi ci ha preceduto.

Quando sarete grandi custodite tutto questo. Stampate questa pagina e mettetela assieme alle vostre vecchie foto. Anche se non ne capirete il motivo fatelo perché, credetemi, se non voi, qualcuno dopo di voi lo capirà e vi ringrazierà.

Un abbraccio

SILVIO




La pretesa di inserire un albero genealogico completo in questo blog è una impresa di difficile realizzazione. Il prezzo che si rischia di pagare è quello di pubblicare qualcosa di assolutamente incomprensibile ed è per evitare di cadere in questo errore che mi sono volontariamente autolimitato.

La ricerca che mi ha condotto qui non è stata semplice, ma non sarebbe stata possibile se la nostra famiglia, dalle origini fino all'unità d'Italia, non fosse rimasta, quasi come rinchiusa in uno scrigno, nella piccola Marzi. Tutto è nato ed è rimasto lì per secoli: un piccolo nucleo di persone tutte imparentate tra loro e riconducibili a due, massimo tre, capi famiglia. E anche chi lasciava momentaneamente e per i più disparati motivi questa sua terra natale finiva sempre per ritornarci, magari per lavorarci, per sposarsi o anche solo per morire. Del resto nessuno di noi la potrà mai abbandonare del tutto perché, ovunque andrà, se lo porterà con sé scolpita nel proprio cognome.

L'albero che potete trovare qui di sotto è un albero con un grande tronco che affonda le proprie radici molto lontano. Dal tronco partono (volutamente) soli due rami: quello di mio padre, Umberto Limarzi, e dei suoi fratelli e quello di Bruno Li Marzi e dei suoi fratelli. Le chioma di questo albero, in realtà, è ben più folta e diversi altre propaggini ci condurrebbero lontano, in svariati angoli del mondo. Anche di questo, in futuro, occorrerà parlare.

Il tema che invece mi preme affrontare in questa sede è quello di riunire, sotto le loro origini comuni, due famiglie, la mia e quella di Bruno, che si sono ritrovate dopo secoli. Certo, il mio cuore lo sapeva già che eravamo fatti dello stesso sangue, ma è stato bello quest'estate trovare l'anello che ci congiunge.





BREVI NOTE

GENERAZIONE 1 e 2 - Gli albori
Arcangelo e Cesare li Marzi vivevano nel 1600 in una Marzi che era poco più di un agglomerato di casali letteralmente dispersi attorno ad un piccolo nucleo di case che sorgeva attorno alla chiesa di San Marco. Le loro origini sono misteriose, così come misteriose sono le origini del paese nel quale vivevano e dal quale hanno preso il cognome. Certamente non si è poi così lontani dal punto d'inizio visto che le testimonianze dell'esistenza della stessa Marzi faticano ad oltrepassare il secolo precedente.


La famiglia di Arcangelo, di sua moglie Flaminia e di loro figlio Cesare dopo il 1680 sembra quasi cadere in disgrazia: Arcangelo è costretto a vendere in più riprese il suo pur cospicuo patrimonio per ripianare i debiti ed il medesimo destino toccherà successivamente al figlio Cesare.


GENERAZIONE 3 - Il riscatto
Con Nicolò li Marzi, al contrario, le sorti della famiglia si risollevano. Nicolò è una persona abile e sveglia. Sul mestiere di semplice mulattiere riesce a costruire una piccola fortuna. Dopo la morte del padre Cesare ne appiana i debiti e assume il ruolo di vero e proprio patriarca, Gestisce con maestria le doti e i matrimoni sia delle sue sorelle minori Barbara e Flaminia, sia delle sue tre figlie; fa studiare il primogenito Vincenzo e garantisce il benessere dell'intera famiglia. Nella piccola Marzi diventa una persona influente ed è fra i deputati del parlamento cittadino. Nicolò (il cui nome a volte viene tradotto più rigidamente dal latino "Nicolaus" in "Nicola") viveva in via Impedcasale: siamo nella prima metà del '700 e i Li Marzi di Marzi si erano stabiliti quasi tutti nel piccolo drappello di case, ammucchiate l'una sull'altra, che ancora oggi parte da questa strada dal nome immutato ed arriva al Piano della Fontana. (clicca qui per saperne un pò di più)

Dall'atto di morte di Nicolò (1769)
Quasi sempre, il nostro cognome, una volta scritto in latino perdeva la desinenza "li" 

Fa sorridere il fatto che il nome di questo nostro avo così importante sia sparito per secoli dalla nostra famiglia per poi ricomparire, in maniera del tutto casuale, nelle generazioni più recenti. Ciò vale sia per il mio ramo sia per il ramo di Bruno. Non credo comunque che Nicola Limarzi e Nikolai Li Marzi nell'attuale XXI secolo possano diventare mulattieri...............

GENERAZIONE 4 - La più breve
Vincenzo, figlio maggiore di Nicolò, ha una breve esistenza che si conclude a soli 33 anni. Dal matrimonio con Caterina Tucci nascono tre figli (Antonio, Stefano e Pasquale). La famiglia risiedeva, ovviamente a Marzi, alla "Ruga Delli Vaccari". (clicca qui per saperne un po' di più)

GENERAZIONE 5 - Gli anni più tragici
I tre figli di Vincenzo sono accomunati da un infausto destino: Stefano e Pasquale muoiono nel 1807 assassinati dai soldati napoleonici che stavano tentando di occupare la Calabria. Bruno, a ragione, non vuole che io utilizzi il termine "giustiziati" perché di assassinio si tratta. La versione ufficiale ci dice comunque che la Gran Corte Criminale di Cosenza, dopo un processo sommario, li condannò alla pena capitale e ne dispose l'impiccagione. (clicca qui per approfondire)
Antonio, più o meno nel medesimo periodo, sparisce senza lasciare alcuna notizia di sé. Se sia morto, se sia fuggito o se abbia fatto volontariamente perdere le sue tracce non è dato sapere. Certamente, considerando che nemmeno i suoi più stretti congiunti sono stati in grado di ricostruirne la fine, viene spontaneo ipotizzare che tutto questo sia da ricollegare agli eventi che hanno travolto i fratelli.

GENERAZIONE 6 - Non tutto è perduto
Dopo quel terribile 1807 il cognome muta da Li Marzi a Limarzi. Probabilmente anche questo accadimento è in qualche modo è dovuto ai fatti tragici di quegli anni (clicca qui per un approfondimento sulle origini del nostro cognome). Mai come in quel momento, in ogni caso, la nostra famiglia è andata vicina all'estinzione. Ma così non accadde perché ciascuno dei tre fratelli, prima di andare incontro al proprio destino, si era sposato ed aveva fatto in tempo ad avere figli.
Per praticità tralasciamo Stefano il cui ramo purtroppo si è esaurito ben prima di arrivare ai giorni nostri e ci concentriamo sugli altri due perché è con loro che si crea la biforcazione schematizzata qui sopra.

Ramo di Silvio: da Pasquale nel 1805 nasce Raffaele che aveva appena compiuto due anni quando il destino del padre si compì. Raffaele per qualche anno gestì anche una taverna a Marzi e, successivamente arriverò anche (per un breve periodo di supplenza) ad essere sindaco del paese.

Ramo di Bruno: da Antonio nasce Vincenzo, che sposerà una cugina (Barbara Limarzi) con la quale avrà una numerosissima prole. Anche le origini di Barbara, sia pure percorrendo una strada diversa, sono riconducibili al capostipite Arcangelo. Il padre di Barbara, fra l'altro, si chiama Bruno ed è il "responsabile" dell'introduzione di questo nome di battesimo così ricorrente in questo ramo della famiglia.

GENERAZIONE 7 
Ramo di Silvio: da Raffaele nasce Francesco, il mio bisnonno. Garibaldino, poeta, vulcanico traduttore di Dante. E' il personaggio che occupa molta parte di questo sito.

Ramo di Bruno: Barbara aspetta un figlio quando suo marito Vincenzo muore all'improvviso a Cassano allo Jonio, luogo dove si era spostato probabilmente per motivi di lavoro. Il bimbo maschio che è nato pochi mesi dopo la sua dipartita diventerà il bisnonno di Bruno ed ha preso il nome di quel padre che non ha mai conosciuto. 

GENERAZIONE 8
Ramo di Silvio: da Francesco nascono Raffaele, Eugenio (l'ultimo del mio ramo ad essere nato a Marzi nel 1862), Laura, Egidio, Adolfo, Umberto e mio nonno Silvio.

Ramo di Bruno: da Vincenzo nascono Maria Barbara, Carmine, Rosina, Bruno, Francesco e Giuseppe Michele, il nonno di Bruno. Più o meno a cavallo di questi anni questo ramo recupererà il cognome originale scritto in due parole e i suoi componenti torneranno a chiamarsi Li Marzi.

GENERAZIONI 9 - 10 - 11 - 12
Come premio per la costanza risparmio a chi è arrivato sin qui il lungo elenco dei nomi che si susseguono nelle successive generazioni. Ognuno se li può leggere e si può ritrovare nello schema pubblicato qua sopra. Ovviamente sono a disposizione di tutti per ogni approfondimento.






2 commenti:

  1. Silvio,
    sei impagabile. Ora invio questo lavoro ai miei fratelli e qualche nipote; magari anche a qualche cugino americano. Sono curioso di vedere come regirà la generazione dei miei nipoti. In ogni caso, ti ringrazio molto. C'è da chiedersi cosa faremo la prossima estate; magari andremo a Montalto alla ricerca di Antonio.
    ciao
    bruno

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  2. Caro Bruno, grazie. Ma lo sai che senza il tuo contributo tutto questo non sarebbe stato possibile.
    Per il resto non ti preoccupare che ci sono da cose da fare ancora per molte estati!

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